Il tempo regge per tutto il primo atto, poi tuoni e lampi fanno capolino sul teatro. L’inizio aveva regalato emozioni grazie a un’opera spettacolare ma equilibrata Il pubblico aveva promosso la scenografia di Zeffirelli e Domingo direttore
Un’inaugurazione «tradita» dalla pioggia. Era il timore di tutti, a partire dal sovrintendente Francesco Girondini. Nei giorni che scandivano il conto alla rovescia per la prima della stagione lirica dell’Arena, tutti avevano monitorato costantemente le previsioni meteo. Che non promettevano nulla di buono per la sera del debutto. Le prime avvisaglie che la serata non sarebbe stata baciata dalla fortuna hanno fatto capolino sopra l’arena verso la fine del primo atto. In quel momento, con i primi tuoni in lontananza, qualche spettatore di buona memoria deve essersi ricordato del «Ballo in maschera» di Verdi andato in scena nel 1998 e interrotto dalla pioggia. La storia si è ripetuta. Quando tutto era pronto per l’inizio del secondo atto il temporale si è abbattuto su artisti e spettatori. Una pioggia violenta, accompagnata dal vento che ha causato più di qualche problema e più di qualche danno. E’ iniziato il fuggi fuggi degli spettatori a cercare riparo e poi l’attesa, durata poco, prima della comunicazione: rappresentazione annullata.
E dire che fino a quando Giove Pluvio non ha deciso di metterci lo zampino, la Carmen allestita da Zeffirelli, con Placido Domingo al debutto come direttore d’orchestra, era stata degna della miglior tradizione areniana. Eleganza, spettacolarità e grande musica si sono fuse in un mirabile mix.
La nuova era dell’Arena di Verona - quella che dovrebbe vedere il risollevarsi economico del più importante teatro lirico all’aperto del mondo si è aperta con la Carmen di Franco Zeffirelli diretta da Placido Domingo. Un’accoppiata vincente già in partenza, sostenevano molti. E il risultato ha confermato le previsioni. Scroscianti gli applausi per l’allestimento creato dal maestro fiorentino nel 1995 e quest’anno da lui completamente rivisitato. E trionfale l’accoglienza per Domingo: l’atmosfera vibrante d’emozione che precedeva l’inizio della rappresentazione si è infatti sciolta in un abbraccio che, senza soluzione di continuità, ha avvolto l’artista madrileno sin dal primo istante della sua comparsa.
D’altra parte, l’affetto che lega Domingo a Verona è viscerale: proprio sul palco areniano, 40 anni or sono, il tenore fece il suo debutto veronese e italiano, e da qui spiccò il volo verso una carriera che l’avrebbe consacrato icona della lirica mondiale. Non a caso, sarà lui l’emblema di questa stagione 2009 (Domingo dirige le prime quattro recite di Carmen, poi tocca a Julian Kovatchev) e a lui, stavolta in qualità di cantante, sarà dedicata la Serata di Gala del 24 luglio prossimo. La serata di ieri si è rivelata ricco di gradite sorprese. A partire da quelle che hanno contraddistinto la messa in scena di Zeffirelli, efficacemente potenziata grazie a una scenografia asciugata nelle sue più evidenti ridondanze: il tutto, inserito in una fresca armonia cromatica e in un dinamismo sempre sorvegliato dall’ordine. Stupore e ammirazione per le suggestive immagini di case e montagne proiettate sulla gradinata alle spalle del palcoscenico.
La fine del primo atto ha regalato applausi. A raccogliergli non sono stati però soltanto i due «mostri sacri» del teatro lirico, bensì anche un cast vocale degno di tanta regia e tanta bacchetta. A partire da Marco Berti, tenore comasco che ha dato vita a un Don José dal temperamento irruento e passionale, e che ha accompagnato quest’ottima interpretazione a una mirabile resa vocale. Applausi anche per Nancy Fabiola Herrera, capace di vestire i panni di una Carmen sensuale e provocante, impavida eroina per la quale l’amore non è una scelta di vita, bensì semplicemente un capriccioso soffio passeggero. Poi i fulmini, la pioggia, il vento, il fuggi fuggi.
Anna Maria Girelli Consolaro
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